Politica, geopolitica e situazione nazionale e internazionale

Topic per gli appassionati dei temi

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    D'accordissimo. Ciò detto mi dichiaro serenamente indipendentista sardo in quanto non mi sento minimamente italiano sotto una mole di aspetti che non sto a riportare qui, te lo scrivo perché qualifichi i separatismi in un modo ma non confonderli con la legittima autodeterminazione dei popoli. Ad esempio se guardi il processo indipendentista in Catalogna, non rappresentava affatto un favore al blocco russo né un problema per l'Europa, se non per la Spagna stessa che è storicamente un impero coloniale, o lo è stato.

    Io non voglio seguire la Nato nei suoi giochi, e non voglio seguire le follie russe o quelle cinesi. A postilla posso dirti che lo sanno in pochi ma la Sardegna, a causa della Nato e dell'esercito italiano ma soprattutto della propria posizione geografica, è la regione più militarizzata in Italia e in cima alle regioni più militarizzate in Europa. Ospitiamo il 60% delle strutture militari italiane.

    In compenso l'energia costa più che in Italia e anche il cibo, come la benzina. Qualcosa non va. Qui l'Italia la vedi solo nelle bandiere. Per 4 secoli fummo "spagnoli".
     
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    CITAZIONE (kakashi_87 @ 11/6/2022, 22:05) 
    CITAZIONE (F e n i x 2 @ 11/6/2022, 22:02) 
    ragà, l'avevo fiutato da 10 parole sul topic di one piece.
    è tutto incredibile, sto morendo malissimo XDDDDD

    Io mi immaginavo roba simile da mesi fa, quando scrisse che a Dressrosa Sabo poteva battere Fujitora :rotfl:

    con l'aiuto della Russia... potrebbe.
     
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    Ho letto la discussione con molto interesse.
    Devo dire che mi dispiace vedere persone - di tutte le età - (quindi mi riferisco a tutto il mondo, anche fuori dal Forum)
    diventare così accanitamente complottiste. Mi chiedo sempre da cosa dipenda perché, per esperienza personale,
    posso dire che è una cosa che va al di là dell'età o dell'istruzione... conosco laureati e bilaureati che ad esempio - sui vaccini -
    potrebbero dire le medesime cose di Killua. Dal 2020 ho letto e sentito cose davvero deliranti.

    E questo, secondo me, si collega molto allo scenario politico e geopolitico attuale... mi pare ovvio che politicamente si è avuto interesse a far perdere fiducia nelle istituzioni (politiche e scientifiche). I rivali del blocco occidentale hanno saputo sfruttare meglio le possibilità offerte da Internet. E "noi" dal 2001 al 2020 siamo stati come narcotizzati. O meglio, ci siamo soffermati molto sul fondamentalismo islamico, mentre Russia e Cina programmavano il loro (anacronistico, sinceramente) ritorno.
    Spero che l'unico lato positivo di questa guerra e di questa pandemia sia quello di avere risvegliato la coscienza dell'Europa.

    Personalmente, credo che solo con un Unione Europea più forte ci possiamo difendere.
    Per riprendere il discorso su separatismi e indipendentismi. Io credo che questi avrebbero fatto molto piacere alla Russia.
    Soprattutto se andavano ad indebolire l'UE (che se si organizzasse davvero come uno Stato, sarebbe un attore molto potente nello scenario globale).
    Tuttavia, credo molto nell'autodeterminazione dei popoli e - secondo me - essere indipendenti, ma nell'ambito dell'UE non sarebbe un problema.
    E mi sembrerebbe l'ottima soluzione di compromesso (e penso a Scozia, Catalogna e chi vuole).
    Certo, più stati membri avrà l'UE più il suo meccanismo decisionale dovrà modificarsi... l'unanimità non è più possibile.

    Per quanto riguarda la Russia e la Cina, io penso fondamentalmente che le élite al governo in quei paesi si sono trovate davanti ad un bivio.
    Davanti alla globalizzazione, anche dei diritti, o concedevano la democrazia (perdendo di fatto il potere) o cercavano di attaccarla ovunque potessero (sia nei propri confini che fuori).
    Personalmente, credo che l'Europa e gli Stati Uniti debbano fare tutto quello che possono per far fallire questo tentativo della Russia e della Cina.
    Forse ora ne soffriremo. Ma qui - imho - bisogna essere lungimiranti.

    Spero che un domani l'Europa per difendersi non avrà bisogno della NATO. Ma per adesso essere atlantisti è la nostra sola vera difesa.
    Non credete che Putin si fermerebbe all'Ucraina, se non avesse puntate contro le testate nucleari degli americani.
    La politica è fatta di compromessi. Nessuno vorrebbe dover rendere conto a qualcuno, ma bisogna essere anche realisti.
    Da soli non possiamo difenderci e le libertà che tanto ci sono care (almeno a me) sarebbero molto più a rischio.
    Ma questo non significa che non dovremo prima o poi emanciparci da Washington.
     
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    Comunque questo topic é peggio di quello su drangoball super, il mio lavoro qui è finito ahahahahah
     
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    Concordo riguardo la questione del rendere l'Europa più autonoma dagli USA e dalle varie influenze ma sarà una cosa dura.

    Sarà davvero una cosa che richiederà anni e vi dirò dovrebbe passare per l'indipendenza energetica come detto nel topic. Secondo me , il nucleare di ultima generazione dovrebbe essere la base perché ahimé le rinnovabili non danno la copertura necessaria al fabbisogno necessario.

    La fusione Nucleare purtroppo richiederà troppo tempo, occorre posizionare le centrali a fissione nucleare di ultima generazione, ahimé in italia se tutto va bene le vedremo tra 20 anni.

    Cosa ne pensate di quanto ho detto? Siete favorevoli o no al nucleare per l'indipendenza energetica?


    N.B. Nel caso volessi introdurre i vari argomenti del World Economic Forum qui, è possibile o sarei off topic?

    N.B.2. Mi dispiace che quell'utente si sia cancellato non ne vedo il motivo se uno sostiene una cosa basta saperla sostenere.
     
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    l'europa non si è semplicemente accorta di essere l'europa, siamo una delle regioni del mondo con maggior densità abitativa, non bastasse essendo tecnologicamente avanzati il nostro fabbisogno energetico è a dir poco imponente.
    allo stato attuale non abbiamo alcun tipo di alternativa se non continuare nella strada attuale, non possiamo mettere pezze a questa situazione affannandoci nel ricercare questa o l'altra fonte che funzionino dall'oggi al domani: non esistono.
    le centrali atomiche che gli stati europei stanno dismettendo vanno senza dubbio riattivate e va incentivato il futuro.
    il denaro fa letteralmente miracoli se ci decidiamo a sfruttarlo come cristo comanda: tirerò in mezzo i vaccini perchè sono un ottimo esempio di cosa può fare il soldo.
    la ricerca sulla tipologia di vaccini che sono stati utilizzati per il covid era ferma da anni, poi sono arrivati i miliardi ed eccoci qua, fuori da una potenziale apocalisse.
    nessuno stato investe sulle nuove fonti di energia come sarebbe necessario fare, un tempo l'europa in materia di fusione nucleare era in prima posizione, ora gli esperimenti cinesi marciano a gran velocità e ci hanno già messo i piedi in testa col rischio che saremo costretti a comprare la loro tecnologia se la concluderanno per primi.
    i dieci anni per la costruzione di una centrale ad esempio sono secondo me una stima assai sovradimensionata, ma il ragionamento sul nucleare attuale è secondo me sempre "una pezza" il vero problema si risolve sfruttando tecnologie già presenti ma che non riusciamo a sfruttare perchè i costi di produzioni sono elevatissimi, per tantissime tecnologie infatti il problema risiede nella mancanza di un processo industriale che sia in grado di produrle a costi accettabili e questo perchè la ricerca è incompleta.
    Con i quattro spiccioli che vengono dati a quei poveracci il massimo che possono fare è un prototipo, certo eccellente, ma poco utile se la seconda parte, quella importante che comporta industrializzazione, creazione in serie, controlli, standardizzazione... nessuno se la caga, ed è anche la ragione per cui in italia inventiamo tanto ma produciamo poco.

    il problema è ramificato e radicato, così a fondo che le soluzioni a meno di disastri impellenti (l'unico motore che abbiamo visto essere in grado di spingerci oltre la miseria in cui viviamo) sia del tutto introvabile, anche perchè a guadagnarci sono tanti.
    un esempio su tutti i prezzi di benzina, gas e compagnia cantante: TUTTI ingiustificati, e qui non c'è nessun complotto eh, il governo ne è consapevole e infatti sta indagando, ma di base nessuna fornitura è stata intaccata da quando la guerra è iniziata, però i prezzi sono decollati portanto gli autotrasportatori sull'orlo del lastrico con un conseguente aumento di qualsiasi bene... tutto senza ragione.
    tutto perchè qualcuno si ingrassa grazie a questi eventi, tutto perchè quel qualcuno possiede asset di rilevanza nazionale e quindi ha una leva gigantesca sul governo.
    a questi qualcuno quanto potrebbe piacere una filiera dell'energia più corta sulla quale non possono speculare?
    lascio a voi la tristissima risposta.

    per cercare di fare un piccolo riassunto:

    non c'è al momento una vera crisi, non manca ne energia ne cibo, ma c'è su di essi una fortissima speculazione che ci porta allo stato attuale che causa anche inflazione visto che gli stipendi non aumenteranno mai.

    la soluzione più immediata non è mettere una toppa al compartimento energetico ma sorvegliare chi fa i prezzi dell'energia, DOPO ci si occupa di come produrla.

    rinnovabili?
    plausibili, ma l'incapacità di accumulo è una grossissima mancanza, per renderle efficaci si sarebbe bisogno di una rete internazionale.

    nucleare?
    plausibilissimo, in merito consiglio un video di rick du fer che intervista l'avvocato dell'atomo, davvero illuminante.
    plausibile ovviamente a patto che chi beneficia dell'energia prodotta dalla centrale smaltisca anche le scorie, non accetto che una centrale che produce nel lazio e quindi da lavoro in quella regione e fa abbassare le loro bollette poi scarichi la sua merda in sardegna dove il costo dell'energia non permette lo sviluppo di uno straccio di sistema industriale degno di tale nome.
    lo stockaggio delle scorie non è un problema, e finchè sono solide sono facili da trattare, ma che il rischio per quanto minimo debbano assumerselo coloro che non beneficiano neanche di un singolo bonus è totalmente surreale: BASTA schiavizzare il sud.

    sistema misto?
    a dir poco perfetto.

    abbiamo a livello nazionale idea di come si possa sviluppare qualcosa di simile?
    NO.
    NO.
    NO.
    ho sentito politici parlare di rinnovabili AL NORD.
    AL NORD.
    il sud, povero, dimenticato e abbandonato ha sole, vento e mare, dal punto di vista delle rinnovabili un diamante allo stato grezzo, eppure sti coglioni pensano a dividere lo stato non solo incentivando l'industrializzazione del nord ma anche immaginando una rete energetica fallimentare lì, tutto per non far passare quattro cavi.
    quattro stramaledetti cavi che sappiamo posizionare persino nel fondo dei maledetti oceani.

    il problema italiano è l'italia e la sua INESISTENTE capacità di programmare intelligentemente il futuro.

    piccola parentesi per kaka: l'indipendenza sarda è totalmente impossibile, siamo una terra distrutta, usurpata e del tutto incapace di pensare unitariamente al nostro bene, l'indipendenza ci farebbe tornare all'età nuragica nel giro di un anno ma prima di rispondermi ti dico di riflettere due secondi su un dato: la LEGA ha vinto le ultime regionali perchè un coglione è venuto a dirci che aumentava il prezzo del latte.
    non siamo una barzelletta, siamo una tragedia.

    ho toccato un gozzillione di argomenti in maniera abbastanza superficiale, per eventuali approfondimenti direi che è meglio sezionare in base all'interesse degli interlocutori XD
     
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    Finalmente questo topic ha preso piede e posso conoscervi meglio al di là dei fumetti. Lo avevo aperto perché sono temi di cui m'interesso da tanto e mi faceva piacere parlarne qui.

    Rispondo subito a Fenix: ad oggi, visto lo status quo e per fare un esempio che tutti potranno capire, io paragono il popolo sardo a quei popoli di One Piece che devono versare il tributo ai Draghi Celesti.
    Hai ragione, ad oggi è utopia e i risultati elettorali dei partiti indipendentisti (quasi tutti di sinistra escludendo il Psd'Az che non è in realtà un partito indipendentista ma autonomista/leghista) parlano chiaro alle regionali. Il fatto è che non posso farci niente Fenix, dal 2018 ho cambiato alcune delle mie convinzioni e non voto più il "meno peggio", se devo votare voto partiti indipendentisti.

    Ti capisco quando dici che torneremmo all'età nuragica, ma questo è quasi autocolonialismo: ci sono diverse realtà in Sardegna che stanno puntando, benissimo, a decostruire certe narrazioni tossiche come quella che dice che "Senza l'italia non ce la faremmo".

    Intanto, la Sardegna ha sovraproduzione di energia e la esportiamo, quando per noi basterebbe e avanzerebbe. Il problema reale è la carenza del tessuto industriale e il fatto che ci siamo venduti la nostra terra per secoli, essendo sempre stati colonizzati, prima dalla corona spagnola e poi dal regno sabaudo e infine diventati italiani per caso. L'indipendentismo reale qui da noi non lo rappresentano quelli del Psd'Az di certo, che oltretutto dal 2019 ad oggi hanno già il record di leggi regionali bocciate dalla consulta. Ridicoli!

    Il fatto, Fenix, è che si, lo so che non succederà, siamo anni luce indietro rispetto a realtà come la Corsica o la Catalogna, ma io non mi sento italiano. E ve lo dice uno che per trisnonno aveva uno dei mille garibaldini che ha lottato per unire l'Italia. Ma ovviamente io non vorrei una Sardegna Stato al di fuori dell'Europa, non capitemi male: io vorrei la neutralità completa in stile svizzero. La militarizzazione della Sardegna è un dramma, non è possibile che ospitiamo il 60% delle basi militari italiane. E oltretutto, va smontata la balla che "portano lavoro". Non sono qui per fare comizi politici ma quello che mi dici tu è la stessa cosa che mi dice molta gente che non crede più nell'Italia ma si ostina a votare "il meno peggio" per poi lamentarsi e dire che siamo trattati come una colonia.

    Voglio sapere per quale precisa ragione storica la Sardegna dovrebbe essere terra "italica". Fenix, potremmo avere tutto, i problemi sono fondamentalmente due: il rapporto stato-regione e i sardi. Troppi sardi non conoscono la propria storia.
     
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    ti vedo molto accorato kaka e posso anche dirti che pur comprendendo la tua ideologia non posso condividerla, ci mancano letteralmente le basi, tuttavia sono consapevole che negli indipendentisti sia cosa ben radicata, qualcosa di simile ad un ideale... e gli ideali son lontani da teorie e dati.
    non per dire che siano fasulli o l'ideale irraggiungibile ma che malgrado tutto ciò che io posso esporti tenderai a rimanere sulla tua idea.

    partiamo dai tributi: qui la storia è realmente pietosa e va oltre l'inimmaginabile.
    la regione sardegna era destinataria di milioni di euro in finanziamenti europei... ma non sono mai arrivati.
    colpa di chi?
    della sardegna.
    i suoi politici, i suoi imprenditori, i suoi professionisti non sono stati in grado di produrre i progetti necessari all'erogazione di tali fondi, non so quanto sei addentro a simili meccanismi ma per accedere ad un finanziamento devi dire che farai con quei soldi e devi dirlo mediante un progetto sostenuto da dati e analisi atti a sostenerlo, in assenza di questo i soldi non vengono erogati... io sono al corrente di UNA occasione persa nella piccola realtà del mio paese valeva oltre un milione di euro, in un comune di neanche duemila anime quanta roba ci fai?
    questa cosa si ripete su tutta la regione, con una costanza disarmante e gli effetti possiamo vederli ovunque, dalle strade alla gestione della spazzatura che pur essendo gestita in gran parte dell'isola nella modalità porta a porta quindi quella maggiormente controllata e quindi di maggior valore (perchè la spazzatura si può anche vendere) non causa alcun tipo di ritorno e di sgravo sulle tasse della stessa.

    dici di non votare più il meno peggio, e so che sai che questo causa una dispersione tremenda di voti che non ci consente di avere la rappresentanza adeguata al governo cosa che comporta il bullismo e nuovo colonialismo a cui siamo capaci solo di annuire perchè totalmente impotenti, ti citerò il classico detto "centu concasa centu berrittasa" cento teste cento cappelli e quando un detto è così ben radicato nella cultura da non perdersi neanche quando la lingua passa allo status di dialetto vuol dire che è sempre attuale e veritiero, la sardegna è una piccola italia e ha gli stessi problemi: non siamo in grado di associarci, di lavorare in prospettiva, di investire.

    esempio stupido: il pane carasau che compro in toscana viene da BOLOGNA.
    è schifoso, ma l'emilia si arricchisce con qualcosa che nemmeno sa fare e usa il nostro nome, però "accidenti se il pistoccu che fanno le vecchine è buono" MA VAFFANCULO è la mia risposta, qui c'è mancanza di capacità d'impresa, di sponsorizzazione, di creazione di brand... esportiamo 4 cose in croce e devi raccattarle dal fondo del banco frigo, ne esportiamo così poche che ancora manco siamo capaci di industrializzarle a modo e vengono fatte a mano ma con una qualità comunque peggiore di un processo industrializzato.
    quanto casino si fa per il maledetto grana padano?
    e noi poveri allocchi a dare voti ad un quaquaraquà che ci elemosina il latte.

    l'energia sarda la esportiamo... e allora?
    non è assolutamente un dato che va a nostro favore!
    produciamo energia per accendere 4 rasoi elettrici ma la esportiamo perchè da noi andiamo a pecore.
    nel mio paese ci sta un impianto eolico da 57 turbine, una decina sotto dal record nazionale ma in continua espansione, la sua energia come dici va all'esterno, ma non è di certo così gigante, se una quantità tutto sommato modesta ha necessità di essere sfogata all'esterno capirai che la richiesta di energia in sardegna è ridicolmente bassa, cosa che ti fa capire che non c'è industria, non c'è consumo!
    e ripeto, il motivo è che l'economia sarda va a pecore.
    punto e a capo.
    potremmo rinnovarci, potremmo spingere le nostre eccellenze agroalimentari ma non lo facciamo, molte zone soffrono la siccità e nessuno si è adoperato per connettere le dighe ai territori che ne abbisognano... la lista continua all'infinito, tutti problemi risolvibili con e senza l'italia alle spalle... ma se togli l'italia e i finanziamenti che questa ci da per determinate cose (finanziamenti che ci spettano, NULLA DI ASSOLUTAMENTE REGALATO come vorrebbero far credere alcuni) che ti resta in mano?
    un pugno di zecche e qualche pelo di lana.

    i militari: concordo, c'è poco da aggiungere... ma se questi non vengono rimossi una ragione c'è, e ti sorprenderà sapere che non c'è solo una spinta politica ma anche popolare, ci sono interi paesi impiegati nelle basi militari, è un dato di fatto.
    possiamo farne a meno?
    certo.
    siamo in grado di farne a meno?
    dubito fortemente.
    starebbero tutti a piangere il posto fisso nonostante condannino la risorsa più grande che abbiano (la natura) al dio denaro.
    no, mi dispiace, per me PRIMA viene la sostanza, ossia un economia stabile e matura che si dimostri realmente indipendente e solida POI si parla di indipendenza, ma l'ordine è questo, altrimenti è solo una catastrofe, la testardaggine e la proverbiale forza d'animo sarda purtroppo non sfamano nessuno, non è autocolonialismo è imparziale osservazione della realtà.
    altro esempio, io in sardegna ci piazzerei la futura centrale nucleare italiana, non è che temo investimenti in patria ma voglio qualcosa di concreto, molto più modesta e impattante delle turbine eoliche tra l'altro, ma non ce la faranno mai fare perchè lontana da dove si produce (come dicevo sopra)

    e tutto questo te lo dice uno che viene da un comune che è un gioiello eh.
    come dicevo abbiamo un parco eolico colossale e il turismo va abbastanza forte, così tanto da far salire alle stelle i prezzi delle case che vengono convertite in B&B, ma questo è un processo recente, il mio è anche il paese di Maria Lai e fu lei decadi fà, a dire con un opera d'arte di legarsi alla montagna, ecco, ci abbiamo messo decadi a comprendere come legarci alla montagna, alla terra, e lo hanno fatto i giovani, SOLTANTO i giovani, ma il mio comune è un unicum che soltanto dopo lunghi anni è riuscito a comprendere ciò che la terra ha da offrire e ha ancora tantissimo da imparare su branding e sponsorizzazione, ma va nella giusta direzione, una piccola realtà... eppure quando è arrivato il vecchio sindaco, un arraffone che prometteva posti di lavoro nei cantieri della forestale ha vinto.
    HA VINTO IL VECCHIO.
    ha vinto un ideologia vecchia e sterile.
    ha vinto la sardegna attuale che si auto affossa.

    dunque, indipendenza?
    no grazie, non ora, non con questa testa... e onestamente neanche mai, l'indipendenza non mi farebbe vivere meglio.

    qui non c'è da parlare di storia, non autocolonizzarti pensando che debba essere la storia a definirti, c'è il presente e ci serve unità, ci servono progetti nazionali ed internazionali per crescere in comunità e in realtà più grandi di quelle in cui siamo attualmente.
    e seppure volessimo parlare di storia di cosa parleremo?
    arborea l'hanno fatta i veneti, le mucche sarde producono una goccia di latte a settimana eppure la regione stanzia soldi per mantenere la razza senza però farci sopra alcun tipo di progetto che possa esaltarne qualche tipo di qualità, se ti fai due passi a giro noterai mucche mezzo denutrite: quelle le finanzi tu, bell'investimento no?
    il resto della storia poi?
    continuamente passati di mano in mano fino ai giorni d'oggi, costantemente incapaci di difenderci in alcun modo perchè inconsapevoli di quello che succede all'esterno, gli unici inconquistati siamo proprio noi ogliastrini, luogo in cui i romani hanno esplorato esclusivamente le coste di arbatax e totalmente impenetrabile da qualsivoglia esercito, ma anche privo di un reale valore per i tempi di allora.
    quindi cosa devo apprendere dalla storia sarda che mi faccia propendere per l'indipendenza?
    che le pietre dei nuraghi sono grosse e dure e un tempo le spostavamo tutte a mano soli soletti?
    (per carità, grande storia e grande ingegneria quella dei nuraghi, le prime cupole ogivali di fatto, ma insomma, storia antica e non inerente l'indipendenza)
    ma ripeto, cosa della storia sarda dovrebbe farmi affermare "io ho un identità che lo stato non rispetta e/o limita" ?
    a sQuola studiamo quei pezzenti dei Medici e dei granducati toscani e non sappiamo cosa succedeva nel medesimo periodo nella nostra terra natia tuttavia la regione non fa niente per migliorare questo aspetto ne tantomeno lo fanno i partiti indipendentisti dispersi nella palude del nulla cosmico da cui si affannano ad emergere una volta all'anno per questa o quell'elezione senza di fatto affrontare nessun tema di reale rilevanza o proporre uno straccio di soluzione concreta ai problemi che si pongono.

    non vogliamo le basi?
    bene, assicuriamoci di non volerle però, perchè temo che il numero di sardi che non le vuole è assai ridotto.

    potrei anche metterla in un altro modo tutta questa manfrina:
    indipendenza?
    si, ma DOPO l'indipendenza.
     
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    Quindi sei di Ulassai! Gioiello pazzesco in una delle zone più belle e verdi dell'intera isola, con una geologia pazzesca. Conosco "bene" il tuo paese, confermo, vieni da un vero gioiello.

    Rispondere a tutto quello che hai scritto sarà difficile ma devo. Da come scrivi, io e te secondo me la pensiamo in realtà in modo simile su moltissime questioni, forse identifichiamo le cause in modo diverso.

    Sai come mai i finanziamenti di cui parli vengono persi, o perché a volte invece vengono vinti e non si fanno poi le cose, o si lasciano a metà? Per colpa della classe dirigente che noi sardi abbiamo eletto. Io so perfettamente che il parlamento sardo non differisce da quello italiano, e so benissimo che è difficile come dici unirsi eccetera, ma la questione precisa è che i partiti italiani sono mangiatoie e i politici sardi che entrano nelle fila dei partiti italiani chiedono l'elemosina e sono servi di Roma. Va da sé che non voglio prendere parte a questo nuovo colonialismo, e preferisco votare il partitino indipendentista che magari alle regionali prende il 3%, ma almeno non mi rendo complice in alcun modo di un sistema che elegge figurine.
    Ti faccio quindi l'esempio pratico di Alghero, cittadina turistica di 45mila abitanti: qui in consiglio comunale ci sono consiglieri che sono lì dentro da vent'anni, di cui alcuni figli di precedenti sindaci/assessori o elementi "potenti" qui. Qui una quindicina di famiglie dal 1900 ad oggi si sono spartite la guida della città, giocando ad un Monopoli con i beni pubblici e i beni immobili, i processi decisionali non sono condivisi con le associazioni, è una mangiatoia da 50 anni. Questa è una cittadina tradizionalmente democristiana o di destra, e comandano poche famiglie che hanno molto potere. Certo che se la classe politica che si presenta a qualsiasi elezione è questa, non si cambierà mai, e i responsabili sono loro.

    Quando parlo di storia della Sardegna ti invito ad approfondire il periodo sabaudo e i moti rivoluzionari angioyani. O la storia di "Sa Die". Quella è la nostra storia cancellata, non la studi a scuola, la devi scoprire da solo, non parlo di neolitico.

    Citi Arborea, andiamo indietro: la Giudicessa Eleonora d'Arborea fu un capo di stato donna, eravamo così arretrati come pensi ai tempi dei giudicati? Sbagli. Non eravamo nemmeno chiusi come sostieni, anzi. Eravamo e siamo sempre stati al centro del Mediterraneo. Dal periodo sabaudo la lingua sarda, LINGUA riconosciuta anche oggi al pari dell'italiano, la più simile al latino peraltro, è stata cancellata, osteggiata, e ai sardi che parlavano la propria lingua, campidanese o logudorese o quello che vuoi, venne fatto credere che si fosse ignoranti a parlare il sardo, imponendo l'italiano.

    Questo non significa non riconoscere i NOSTRI atavici problemi, ma molti di essi non sono causati dai sardi ma dalla condizione in cui la Sardegna si è sviluppata dal Risorgimento ad oggi seguendo logiche che non ci appartengono, assimilandoci all'Italia. Non autocolonizzarti tu, credimi! Tipico del sardo a volte è farsi a pezzi da solo e non credere che "ce la si possa fare".

    Bisogna cambiare radicalmente la classe politica, c'è poco da fare. Bisogna stare in mezzo alla gente e tra la gente, impedire l'ulteriore stupro eolico dato che citi quello, e ti invito a seguire gli interventi di due sindaci indipendentisti che coi fatti si stanno opponendo a certi scempi, e sono i sindaci di Scano Montiferro e di Villanovaforru. Cercali, se ti interessa ti dico come trovarli su FB.

    Ci sarebbe da scrivere ore, fenix, hai toccato un'infinità di punti.
     
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    CITAZIONE (kakashi_87 @ 12/6/2022, 20:13) 
    Quindi sei di Ulassai! Gioiello pazzesco in una delle zone più belle e verdi dell'intera isola, con una geologia pazzesca. Conosco "bene" il tuo paese, confermo, vieni da un vero gioiello.

    Rispondere a tutto quello che hai scritto sarà difficile ma devo. Da come scrivi, io e te secondo me la pensiamo in realtà in modo simile su moltissime questioni, forse identifichiamo le cause in modo diverso.

    Sai come mai i finanziamenti di cui parli vengono persi, o perché a volte invece vengono vinti e non si fanno poi le cose, o si lasciano a metà? Per colpa della classe dirigente che noi sardi abbiamo eletto. Io so perfettamente che il parlamento sardo non differisce da quello italiano, e so benissimo che è difficile come dici unirsi eccetera, ma la questione precisa è che i partiti italiani sono mangiatoie e i politici sardi che entrano nelle fila dei partiti italiani chiedono l'elemosina e sono servi di Roma. Va da sé che non voglio prendere parte a questo nuovo colonialismo, e preferisco votare il partitino indipendentista che magari alle regionali prende il 3%, ma almeno non mi rendo complice in alcun modo di un sistema che elegge figurine.
    Ti faccio quindi l'esempio pratico di Alghero, cittadina turistica di 45mila abitanti: qui in consiglio comunale ci sono consiglieri che sono lì dentro da vent'anni, di cui alcuni figli di precedenti sindaci/assessori o elementi "potenti" qui. Qui una quindicina di famiglie dal 1900 ad oggi si sono spartite la guida della città, giocando ad un Monopoli con i beni pubblici e i beni immobili, i processi decisionali non sono condivisi con le associazioni, è una mangiatoia da 50 anni. Questa è una cittadina tradizionalmente democristiana o di destra, e comandano poche famiglie che hanno molto potere. Certo che se la classe politica che si presenta a qualsiasi elezione è questa, non si cambierà mai, e i responsabili sono loro.

    Quando parlo di storia della Sardegna ti invito ad approfondire il periodo sabaudo e i moti rivoluzionari angioyani. O la storia di "Sa Die". Quella è la nostra storia cancellata, non la studi a scuola, la devi scoprire da solo, non parlo di neolitico.

    Citi Arborea, andiamo indietro: la Giudicessa Eleonora d'Arborea fu un capo di stato donna, eravamo così arretrati come pensi ai tempi dei giudicati? Sbagli. Non eravamo nemmeno chiusi come sostieni, anzi. Eravamo e siamo sempre stati al centro del Mediterraneo. Dal periodo sabaudo la lingua sarda, LINGUA riconosciuta anche oggi al pari dell'italiano, la più simile al latino peraltro, è stata cancellata, osteggiata, e ai sardi che parlavano la propria lingua, campidanese o logudorese o quello che vuoi, venne fatto credere che si fosse ignoranti a parlare il sardo, imponendo l'italiano.

    Questo non significa non riconoscere i NOSTRI atavici problemi, ma molti di essi non sono causati dai sardi ma dalla condizione in cui la Sardegna si è sviluppata dal Risorgimento ad oggi seguendo logiche che non ci appartengono, assimilandoci all'Italia. Non autocolonizzarti tu, credimi! Tipico del sardo a volte è farsi a pezzi da solo e non credere che "ce la si possa fare".

    Bisogna cambiare radicalmente la classe politica, c'è poco da fare. Bisogna stare in mezzo alla gente e tra la gente, impedire l'ulteriore stupro eolico dato che citi quello, e ti invito a seguire gli interventi di due sindaci indipendentisti che coi fatti si stanno opponendo a certi scempi, e sono i sindaci di Scano Montiferro e di Villanovaforru. Cercali, se ti interessa ti dico come trovarli su FB.

    Ci sarebbe da scrivere ore, fenix, hai toccato un'infinità di punti.

    eppure nonostante il gioiello, nonostante sia stata fatta una buonua politica, come ti dicevo alla prova del nove ha vinto il vecchio... la cosa mi ha disilluso non poco: davanti alla chiara dimostrazione di cosa possa fare una buona politica si sono chiusi gli occhi e si sono accolte misure assistenziali che tra l'altro non sono nemmeno disponibili in quanto già assegnate anni orsono.

    riguardo i finanziamenti: si, è esattamente ciò che ho detto io, li ho citati infatti... ma è anche colpa nostra, noi li abbiamo messi lì e ce li facciamo andar bene.
    questo perchè non c'è educazione ne volontà realmente critica, si tifa solamente la propria fazione ma non si osserva mai la situazione in maniera critica, cosa che obbligherebbe di quando in quando a tornare sui propri passi e ammettere di aver sbagliato (la cara vecchia testardaggine)
    riguardo i servi di roma non concordo pienamente, Soru aveva fatto una gran legge con le spiagge e tornava scomoda a parecchi ricconi di Roma, per me è una buona dimostrazione di indipendenza.
    dopo di lui avrei eletto zedda che ha dato prova di sapere il fatto suo a cagliari, eppure gli sono state voltate le spalle e sai perchè?
    perchè la gente ha guardato il portafoglio che la lega gli ha riempito di miseri spicciolini di rame.
    in sardegna siamo pochi kaka, non possiamo permetterci di fare lotte etiche con il nostro voto, questi micropartiti sono dispersivi, un emorragia che drena la sardegna di possibilità che vengono tolte a partiti più forti che sono meno influenti, non è così che si fa la differenza, i partiti indipendentisti a mio dire non hanno una costruzione solida, ma solo una battaglia idealista che non ha concretezza.
    a questo punto quasi meglio astenersi, in modo che la mancanza diventi un segnale, perchè l'astensione è un mezzo che in tanti usano, non del tutto corretto, ma almeno più unitario.

    riguardo la situazione di alghero è la medesima di ulassai in queste ultime elezioni, ne più ne meno.
    pecoroni depensanti.

    la giudicessa Eleonora però cosa mi dice?
    si, socialmente ERAVAMO avanti, e dunque?
    immaginavo l'avresti citata, una gran donna, ma di nuovo, l'essere dentro all'italia in qualche modo ne annulla la storia?
    dovremmo essere spagnoli?
    dovremmo essere sardi perchè abbiamo respinto i francesi?
    non capisco perchè far parte dell'italia danneggi in qualche modo tutto questo, non siamo l'unica regione che ha combattuto le sue guerre
    nota bene, amo la sardegna, amo le sue tradizioni, le sue feste e i suoi valori... ma tutto questo non mi priva del mio essere italiano, non voglio tagliarmi fuori dai periodi storici nazionali che ci hanno indubbiamente influenzato, non voglio privarmi della storia condivisa con l'italia.
    la mia identità sarda non è scalfita dalla mia identità italiana, io voglio un posto nell'italia perchè altrimenti sarei nel mondo l'ultima ruota del carro... immaginati indipendente, quanti accordi energetici dovresti fare con l'estero?
    e la moneta?
    e come contratti con l'europa?
    vorresti affidare questa roba a quei quattro scapestrati indipendentisti o meno che si dichiarano politici? DIO CE NE SCAMPI.
    NB la situazione climatica in sardegna non è affatto positiva, molte zone soffrono tantissimo la mancanza d'acqua e ci sono gli incendi che domiamo grazie ai canadair che non sono esattamente della regione sardegna... no no no, io più ci penso più vedo un disastro incredibile.

    riguardo il sardo... nd'allegausu?
    nemmusu du chistiona prusu, deu d'appu imparau in dommu e mancu aicci eni, mamma mia ettottu e d'allegada fincese issa aicci aicci... il sardo è specchio di tantissime cose, ma è anche divisivo, ci ricorda costantemente che siamos tati divisi per tantissimo tempo in una piccola isola e le influenze che il sardo ha ne sono la riprova, le sfumature sono tantissime, ma nessuno ha mai parlato seriamente di una sua reintroduzione, chi parla di sardo stesso fa fatica a decidere quale sia quello principale per insegnarlo anche perchè non c'è mai stata una vera e propria egemonia seppure le regole grammaticali sono le medesime io fatico ad esempio a comprendere il sardo di orgosolo, si potrebbe insegnare separatamente?
    andrebbe studiato meglio prima di insegnarlo?
    essendo una lingua va codificata, va capito quale termine è arrivato prima, da dove e per come, essendo una lingua che si è persa nel corso della storia va riesumata... ma qualcuno mostra interesse in questo?
    inoltre a livello sociale sarebbe ulteriormente divisivo se non si cresce con la costante idea che la diversità è un bene e che bisogna sentirsi sardi in italia.
    rinchiudersi nel cortiletto e dire che siamo padroni nel cortiletto non ci nobilita, dimostra solo che siamo impauriti di ciò che c'è all'esterno e non siamo in grado di valutare cosa quel cortiletto può offrire e cosa no.

    io non credo che i sardi non possano farcela, io credo che i sardi abbiano bisogno di una mentalità nuova, bisogna aprirsi all'esterno, apprendere, rubare e tornare per fare, c'è un ordine in queste cose, io credo nelle nostre potenzialità, ma la potenza è niente senza controllo e mi dispiace, se non sappiamo generare una classe politica decente è evidente che non abbiamo controllo, non su questa scala.
    io non sto dicendo che "non ce la facciamo" sto dicendo che abbiamo svariate carenze oggettive e un arretratezza in alcuni campi mostruosa tuttavia portiamo a stendardo i grandi successi del passato come se fossero merito nostro, MA NON LO SONO, siamo un altra sardegna, una sardegna povera che deve crescere e aprire la propria mente all'idea che è socialmente chiusa e restia a cambiare.

    è colpa della classica politica?
    SI
    è colpa dei sardi?
    SI
    è colpa dell'italia?
    mettiamoci una pietra sopra: NO

    tuttavia, il nord ci vede come una palla al piede?
    SI
    lo siamo?
    NO

    e su questa ultima risposta si apre la grossa discussione sui flussi di denaro e di come si concentrino al nord più che in sardegna e al sud in generale, ma già ho accennato.

    se hai bisogno di ore usa le ore, altrimenti ci si risponde a pizzichi XD
     
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    Ti risponderò quando trovo la voglia di scrivere tanto ahah, per ora prendi questo:

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    se posso contribuire alla discussione tirando in ballo anche degli studi che ho fatto in ambito psicologico, la questione di sentirsi sardo ma non italiano non è affatto anomala, anzi, lo sarebbe il contrario. Il nostro cervello è ancora ancorato al tempo in cui vivevamo in piccole tribù di qualche centinaio di persone. Vivo in Piemonte ed anche io mi sento piemontese e non Italiano, ma non si tratta di sfiducia nelle istituzioni, ma semplice psicologia.
    Vi pongo un esercizio, compilate una lista di tutte le persone che conoscete, e dividetele per regione di appartenenza. Ora, per definirvi italiani dovreste, approssimativamente, avere il 5% di amici liguri, 5% piemontesi, 5% lombardi, 5% veneti, 5% trentini, e così via per tutte le regioni. Quello che invece uscirà fuori alla quasi totalità di voi sarà un 80% di persone conosciute della propria regione, 15% delle regioni immediatamente adiacenti, 5% altre regioni.
    Avrete sicuramente sentito almeno una volta nella vita l'aforismo "siamo quello che mangiamo", tratto dal filosofo tedesco Feuerbach. Questa frase, spesso mal interpretata come un manifesto all'alimentazione sana, in verità voleva intendere che il materialismo è alla base dell'idealismo, che, tradotto in maniera più digeribile, significa che i miei pensieri nascono dalla mia carne.
    Ho modo di pensare che sia la stessa cosa per il patriottismo, "io sono della patria di cui le persone che conosco appartengono". Ergo, non posso definirmi italiano se con una grandissima fetta di italiani non ho mai avuto a che fare, sarebbe come definirsi carnivoro senza aver mai mangiato carne.
    Questo sentimento di far parte di una realtà più piccola è universale, perchè, nonostante la tecnologia abbia reso più semplice viaggiare, per la maggior parte di noi la vita "normale" (quindi escludendo vacanze o occasiono particolari) ruota attorno ad perimetro di 50-100 km da casa nostra. Nel caso di chi vive su isole, quindi Sardegna, ma anche Inghilterra o Giappone, questo sentimento è ancora più forte perchè viaggiare fuori da queste zone è più ostico, e quindi si tende ancora di più a chiudersi nei confini. I confini fisici sono anche confini mentali, proprio come "siamo quello che mangiamo". Non è un caso che l'Inghilterra, per esempio, sia stata l'unica nazione europea a non essere coinvolta nei moti rivoluzionari del'48, oppure il Giappone, che è un esempio magistrale di pensiero "chiuso", in passato con l'isolamento sociale che andò fino alla restaurazione Meiji, ma ancora nel presente si porta degli strascichi.
    Ho sentito spesso che questo senso di appartenenza regionale è "italiano", ma personalmente la trovo una scemenza bella e buona. La verità è che la maggior delle frasi che cominciano con "in Italia" sono solo ignoranze. Pensate davvero che corruzione e mafia esistano davvero solo in Italia? che solo in Italia "fatta la legge si trova l'inganno"? Ogni volta che sento frasi del genere la prima cosa che penso è "questa persona non ha evidentemente mai viaggiato fuori dall'Italia". Associazioni criminali si trovano pressoché ovunque nel mondo. Tentare di "sgattaiolare" fuori dalle leggi pure, poichè il nostro cervello è programmato per ridurre lo sforzo e assecondare il piacere, e il cervello umano è uguale per tutti gli Homo sapiens del pianeta, non ci sono differenze fra paesi.
    Per cui anche in America un Texano si sentirà prima di tutto Texano, e solamente dopo forse, e sottolineo il forse, americano. Un Tibetano si sentirà Tibetano, non Cinese, e così via. Ovviamente per il nostro cervello è troppo faticoso ricordare tutte le regioni del mondo (è già tanto se si ricorda quelle italiane), e quindi conclude che in America tutti sono Americani, in Cina tutti Cinesi e così via.
    Passiamo ad un altro punto strettamente collegato: la lingua. Le lingue sono la prova lampante che siamo tutti dei "paesani" in fondo, perchè tutti noi abbiamo imparato l'italiano tramite la scuola, ma la nostra vera lingua madre è il dialetto, ovvero la lingua regionale. A tutti sarà capitato che, parlando in una situazione molto incandescente, ci "scappi" il dialetto, a me (piemontese) è successo giusto oggi che, alla richiesta di un amico di andarci a bere qualcosa ho risposto "diàu" (che letteralmente significa "diavolo" ma in questo contesto è traducibile come "certo che sì!"). Così potrebbe accadere ad un Ligure col "belin" o ad un Toscano col "boia dé" e così via. Questo perchè nel nostro lato più primitivo, saremo sempre quei "paesani", e non "cittadini del mondo". Il linguaggio è qualcosa che ha radici nel profondo del cervello, il fatto che, nonostante l'italiano sia la lingua ufficiale, i dialetti siano comunque vivi e vegeti, è una prova tremenda di come tutti, in fondo in fondo, viviamo ancora come nelle tribù dei cavernicoli. E vi dirò di più, spesso ci sono più dialetti addirittura nella stessa regione, se non nella stessa Provincia. Certamente sono più sfumature su singole espressioni che non proprio una lingua diversa, ma è comunque significativo.
    E vale lo stesso discorso di prima, toglietevi dalla testa che i dialetti esistono solamente in Italia, questa è una delle più grandi cazzate in cui molti ancora credono. Provate a dire ad un Londinese che il suo Inglese è uguale a quello di uno dello Yorkshire, vi prenderà a sberle in faccia come Kakashi se gli dicessero che il suo Italiano è lo stesso di un Milanese. E stiamo parlando di paesi relativamente piccoli, immaginate le differenziazioni linguistiche in America o in Cina. Ovviamente per noi le lingue straniere sembrano tutte uguali, e quindi non sentiamo le differenze, ma ciò non vuol dire che non esistano. Il discorso si applica anche al contrario, ed infatti nei film Hollywoodiani ambientati in Italiani (o con personaggi italiani) tutti parlano romano o siciliano, e fuori dall'Italia si crede che effettivamente in tutto il paese la lingua quella sia (come noi pensiamo dell'inglese e delle altre lingue d'altro canto)
     
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    Ciao Speed! Interessante ciò che scrivi, ma nel mio caso preciso, il mio diventare indipendentista e sentirmi non più italiano ma esclusivamente ciò che sono, cioè sardo, nasce da una lettura di un libro che non aveva nemmeno intenti d'indipendentismo. Il libro si chiama "Sardegna, perché banditi", di Manlio Brigaglia, grande studioso sardo scomparso non troppo tempo fa.

    Sono diventato così, maturando determinate idee politiche, scoprendo passaggi sulla storia della Sardegna che la scuola italiana non insegna. Il Risorgimento, per farla breve, è una bella favoletta che studi a scuola, ma non racconta la vicenda dal punto di vista del popolo. Il meridione d'Italia e le isole l'Unità l'hanno vista col binocolo.

    Aggiungo inoltre che ci sono anche altri motivi, ma non mi sento "patriottico", né "nazionalista", quelli sono quelli che votano Psd'Az/Lega, che hanno oltretutto snaturato lo spirito del Psd'Az, storico partito in teoria indipendentista fondato da Emilio Lussu.

    Ci sta la spiegazione psicologica, ma nel mio caso ti assicuro che i motivi sono storici, culturali, geografici. I Savoia, qui, hanno compiuto stragi di cui non si parla. La vera storia della Sardegna è diversissima dalla storia dell'Italia, ha seguito quasi sempre vie diverse, secondo me in tutta Italia ci sono solo un paio di regioni che avrebbero tutti i requisiti per rivendicare una certa indipendenza: Sardegna e Trentino. E lo dico pensando alle differenze proprio culturali e linguistiche. Questo non significa essere meglio di altri o peggio di altri, non c'è la minima intenzioni di dire questo, certo è che domani il Molise rivendicasse l'indipendenza, ecco, da appassionato mi verrebbe da chiedermi: "Ma quando mai?". Il nostro caso è ben diverso, l'insularità aumenta inoltre la distanza con lo stivale.
     
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    CITAZIONE (THE Speed Phantom @ 14/6/2022, 17:58) 
    se posso contribuire alla discussione tirando in ballo anche degli studi che ho fatto in ambito psicologico, la questione di sentirsi sardo ma non italiano non è affatto anomala, anzi, lo sarebbe il contrario. Il nostro cervello è ancora ancorato al tempo in cui vivevamo in piccole tribù di qualche centinaio di persone. Vivo in Piemonte ed anche io mi sento piemontese e non Italiano, ma non si tratta di sfiducia nelle istituzioni, ma semplice psicologia.
    Vi pongo un esercizio, compilate una lista di tutte le persone che conoscete, e dividetele per regione di appartenenza. Ora, per definirvi italiani dovreste, approssimativamente, avere il 5% di amici liguri, 5% piemontesi, 5% lombardi, 5% veneti, 5% trentini, e così via per tutte le regioni. Quello che invece uscirà fuori alla quasi totalità di voi sarà un 80% di persone conosciute della propria regione, 15% delle regioni immediatamente adiacenti, 5% altre regioni.
    Avrete sicuramente sentito almeno una volta nella vita l'aforismo "siamo quello che mangiamo", tratto dal filosofo tedesco Feuerbach. Questa frase, spesso mal interpretata come un manifesto all'alimentazione sana, in verità voleva intendere che il materialismo è alla base dell'idealismo, che, tradotto in maniera più digeribile, significa che i miei pensieri nascono dalla mia carne.
    Ho modo di pensare che sia la stessa cosa per il patriottismo, "io sono della patria di cui le persone che conosco appartengono". Ergo, non posso definirmi italiano se con una grandissima fetta di italiani non ho mai avuto a che fare, sarebbe come definirsi carnivoro senza aver mai mangiato carne.
    Questo sentimento di far parte di una realtà più piccola è universale, perchè, nonostante la tecnologia abbia reso più semplice viaggiare, per la maggior parte di noi la vita "normale" (quindi escludendo vacanze o occasiono particolari) ruota attorno ad perimetro di 50-100 km da casa nostra. Nel caso di chi vive su isole, quindi Sardegna, ma anche Inghilterra o Giappone, questo sentimento è ancora più forte perchè viaggiare fuori da queste zone è più ostico, e quindi si tende ancora di più a chiudersi nei confini. I confini fisici sono anche confini mentali, proprio come "siamo quello che mangiamo". Non è un caso che l'Inghilterra, per esempio, sia stata l'unica nazione europea a non essere coinvolta nei moti rivoluzionari del'48, oppure il Giappone, che è un esempio magistrale di pensiero "chiuso", in passato con l'isolamento sociale che andò fino alla restaurazione Meiji, ma ancora nel presente si porta degli strascichi.
    Ho sentito spesso che questo senso di appartenenza regionale è "italiano", ma personalmente la trovo una scemenza bella e buona. La verità è che la maggior delle frasi che cominciano con "in Italia" sono solo ignoranze. Pensate davvero che corruzione e mafia esistano davvero solo in Italia? che solo in Italia "fatta la legge si trova l'inganno"? Ogni volta che sento frasi del genere la prima cosa che penso è "questa persona non ha evidentemente mai viaggiato fuori dall'Italia". Associazioni criminali si trovano pressoché ovunque nel mondo. Tentare di "sgattaiolare" fuori dalle leggi pure, poichè il nostro cervello è programmato per ridurre lo sforzo e assecondare il piacere, e il cervello umano è uguale per tutti gli Homo sapiens del pianeta, non ci sono differenze fra paesi.
    Per cui anche in America un Texano si sentirà prima di tutto Texano, e solamente dopo forse, e sottolineo il forse, americano. Un Tibetano si sentirà Tibetano, non Cinese, e così via. Ovviamente per il nostro cervello è troppo faticoso ricordare tutte le regioni del mondo (è già tanto se si ricorda quelle italiane), e quindi conclude che in America tutti sono Americani, in Cina tutti Cinesi e così via.
    Passiamo ad un altro punto strettamente collegato: la lingua. Le lingue sono la prova lampante che siamo tutti dei "paesani" in fondo, perchè tutti noi abbiamo imparato l'italiano tramite la scuola, ma la nostra vera lingua madre è il dialetto, ovvero la lingua regionale. A tutti sarà capitato che, parlando in una situazione molto incandescente, ci "scappi" il dialetto, a me (piemontese) è successo giusto oggi che, alla richiesta di un amico di andarci a bere qualcosa ho risposto "diàu" (che letteralmente significa "diavolo" ma in questo contesto è traducibile come "certo che sì!"). Così potrebbe accadere ad un Ligure col "belin" o ad un Toscano col "boia dé" e così via. Questo perchè nel nostro lato più primitivo, saremo sempre quei "paesani", e non "cittadini del mondo". Il linguaggio è qualcosa che ha radici nel profondo del cervello, il fatto che, nonostante l'italiano sia la lingua ufficiale, i dialetti siano comunque vivi e vegeti, è una prova tremenda di come tutti, in fondo in fondo, viviamo ancora come nelle tribù dei cavernicoli. E vi dirò di più, spesso ci sono più dialetti addirittura nella stessa regione, se non nella stessa Provincia. Certamente sono più sfumature su singole espressioni che non proprio una lingua diversa, ma è comunque significativo.
    E vale lo stesso discorso di prima, toglietevi dalla testa che i dialetti esistono solamente in Italia, questa è una delle più grandi cazzate in cui molti ancora credono. Provate a dire ad un Londinese che il suo Inglese è uguale a quello di uno dello Yorkshire, vi prenderà a sberle in faccia come Kakashi se gli dicessero che il suo Italiano è lo stesso di un Milanese. E stiamo parlando di paesi relativamente piccoli, immaginate le differenziazioni linguistiche in America o in Cina. Ovviamente per noi le lingue straniere sembrano tutte uguali, e quindi non sentiamo le differenze, ma ciò non vuol dire che non esistano. Il discorso si applica anche al contrario, ed infatti nei film Hollywoodiani ambientati in Italiani (o con personaggi italiani) tutti parlano romano o siciliano, e fuori dall'Italia si crede che effettivamente in tutto il paese la lingua quella sia (come noi pensiamo dell'inglese e delle altre lingue d'altro canto)

    corretto... MA!
    ma manca una parte, la valutazione finale.
    ci sono dei fili che collegano i fatti da te esposti con delle deduzioni fattuali.
    partiamo delle distribuzioni delle proprie amicizie.
    come detto poco fa è sicuramente vera questa cosa nella stragrande maggioranza dei casi, ma a questa affermazione va associato un pensiero: cosa comporta questa sproporzione? e da cosa è causata?
    per rispondere voglio partire un pò largo e inseriamo qualche incertezza in un dato perfetto, ad esempio tra gli amici originali della tua terra natia ce ne sta uno che ha viaggiato tanto o vissuto per un buon periodo all'esterno in quella persona puoi notificare sicuramente una maggiore apertura mentale che tenderà ad estranearlo leggermente dal gruppo proprio in virtù dei suoi pareri che risulteranno contrastanti e impopolari, certo non si parla di un avversione vera e propria ma di quei cambiamenti che fanno affermare "da quando è tornato è un pò diverso" in positivo o in negativo a seconda di chi gli osserva, da notare che quando il livello della discussione diventa leggermente più elevato il suddetto individuo tenderà sempre a spiccare, non per forza per le sue opinioni corrette ma per la capacità di intercorrelazione, di incroci di esperienze eccetera, processo che per l'appunto lo renderà simpatico ad alcuni e antipatico ad altri.
    questo accade perchè all'interno di quel determinato branco diventa evidente che l'odore di quel membro è cambiato, a quel punto i rimanenti hanno due possibilità, restare in un terreno che conoscono e combattere con le proprie armi, oppure aprirsi e acquisirne col tempo di nuove, a patto di fare un percorso che a livello sociale sarà simile a quello che non viene visto in maniera positiva dal branco.
    la più comune tende ad essere la prima per varie ragioni, innanzitutto la comfort zone, qualcosa che al cervello piace tantissimo, comporta meno sforzi a livello intellettivo e conflittuale (anche di conflitto interiore) la seconda è il BIAS DI CONFERMA, una delle bestie più brutte che esistano nella psicologia umana, nutrita dalla poltronite del cervello e dalla vanità insita in ogni individuo a cui piace trovare non solo conferme per le proprie credenze ma anche piacere dall'approvazione del branco in cui risiede. (e qui rientra anche il senso di comunità creato dal sentirsi delle vittime e dal piacere dell'autocommiserazione)
    con queste premesse dunque è difficilissimo fare un passo avanti ed aprirsi all'esterno ed alle sue possibilità.
    la sopravvivenza dei dialetti e di tutte le culture più o meno isolazioniste derivano per la maggiore da questi due elementi, da notare bene, la sopravvivenza del dialetto e delle lingue non è una cosa negativa, lo è ciò che causano a livello psicologico.
    la lingua, le lingue, per sua natura sono esclusive, esclusive nel senso che diversificandosi creano gruppi e con i dialetti dei sottogruppi, e l'uomo lo sa, tutti lo sappiamo, un gruppetto di italiani parlerà in italiano se in un pub di inglesi vuole parlare male degli inglesi... ma perchè?
    potrebbe fare la stessa identica cosa parlando sottovoce, ma si è portati ad usare la propria lingua perchè questa è un collante, cementifica il rapporto e rende il gruppo esclusivo, questa volta anche nel suo significato più comune, la lingua ci permette di essere qualcosa in più anche quando siamo fuori dal nostro contesto, figurarsi cosa provoca quando questo gruppo è non solo una regione ma addirittura un isola.
    c'è però sempre una chiave che viene costantemente ignorata perchè faticosa per il cervello da tenere a mente e distruttiva per il comodissimo senso di esclusività: le influenze.
    il sardo è influenzato sia dal latino, che dallo spagnolo che dall'aragonese, e penso che attente ricerche troverebbero ulteriori radici: questo perchè non si è mai così esclusivi come si pensa d'essere e perchè dopotutto se una parte del cervello sta comoda nel branco una seconda è consapevole che nell'apprendimento ci sono altrettante comodità, così nascono le influenze e le ritroviamo in ogni ambito... parliamo dei giapponesi.
    ai giapponesi piace tanto la loro cultura isolazionista e ciò che hanno creato con essa... ma sono davvero esclusivi?
    le radici del giappone sono senza alcun dubbio nella cina, dagli ideogrammi fino al cibo, la domanda allora è: ma come mai giapponesi e cinesi sono diversi?
    la risposta è in parte anche negli Ainu, che ha conferito ai giapponesi i tratti più occidentalizzati che hanno, e qui noterete che il discorso a questo punto non diventa solamente linguistico o sociale, ma anche biologico.
    ma dicendo che le radici del giappone sono in cina (per quanto lo rinneghino a causa dei contrasti che hanno avuto nel tempo) si può affermare che la cina possa essere a sua volta isolazionista in qualche modo?
    neanche per idea, la grande cina sapeva bene che era nell'inclusione posto conquista la chiave del successo carattere che i cinesi non hanno ancora perso, il luogo comune delle imitazioni cinesi non nasce per caso... questo ha aiutato la cina a concentrare una gigantesca massa di conoscenze e sintetizzarle in un senso di comunità molto diverso dal nostro.

    tutta questa pappardella per dire: si speed, hai ragionissima, e il tuo commento punta la luce su qualcosa che andrebbe al contempo preservato, studiato e scardinato.
    preservato nell'attenzione al non perdere pezzi di identità quali sono le lingue o anche la cucina, studiato in quei dettagli che dimostrano che l'essere umano è isolazionista per comodità più che per convenienza effettiva, e solo dopo di questo scardinato nei suoi aspetti isolazionistici.
    perchè, come detto è evidente che nella singola foglia si è da soli, ma risalendo il ramo fino al tronco ci si accorge che veniamo da radici comuni diversificate per comodità d'adattamento, ma questo funziona solo quando si interagisce con un sistema limitato, quando il sistema connette le foglie con la facilità odierna allora è necessario fare un backtrack per poter vivere al meglio il presente perchè i piccoli sistemi sono destinati a perire nell'era dell'interconnessione, non tanto perchè fallimentari ma perchè scomodi, perchè nessuno vuole vivere nella foglia se può vivere al centro del mondo, nel movimentato e dinamico turbinio del tronco dell'albero dove passano conoscenza ed esperienze che elevano la nostra natura.
     
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    Mi sembra di capire che associate la chiusura all'indipendentismo e all'autodeterminazione dei popoli quando per me invece la Sardegna come la immagino io fuori dall'Italia si aprirebbe centomila possibilità in più e potrebbe farsi conoscere al mondo non sotto l'egida italiana. Quello che dice Fenix su chi ha viaggiato è verissimo, ho avuto la stessa discussione con un'amica che da quando vive in Germania sapete che ha fatto? Dice le stesse cose di Fenix ma con l'aggiunta che denigra la propria terra, trova solo lati negativi, incolpa di questo solo i sardi ed è vittima del proprio autocolonialismo. Per me il passaggio di uscita dalla comfort zone è stata diventare indipendentista, ad esempio, dopo anni in cui ho sempre votato partiti progressisti italiani che mi hanno solo preso per il c**o.

    Si dovrebbe approfondire il lato politico della faccenda e riuscire a individuare come uno stato diventa colonialista. Intanto, "se vuoi uccidere un popolo inizia dalla lingua". La lingua è cultura, il sardo ha le influenze che dice Fenix e ha alcune unicità, difendere il sardo non significa sentirsi migliori o porlo al di sopra, è riappropriarsi della propria storia e cultura. Qui prima dei Savoia l'italiano non esisteva, ci si parlava solo in sardo. Nemmeno quando per 4 secoli fummo sotto corono spagnola e aragonese si parlava in spagnolo, esisteva solo nei documenti ufficiali dell'epoca.

    Ricordiamo infine che i Savoia barattarono Sardegna con Sicilia, abbiamo rischiato di finire austriaci, rendiamoci conto. Per dire che un sardo è italiano solo per scelte politiche di nobili vissuti secoli prima. Così come un corso non è minimamente francese.
     
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